“La proprietà intellettuale a difesa di un marchio”

Per le imprese di ogni settore diventa estremamente importante avere un consulente di riferimento nell’ambito della proprietà intellettuale. Sempre più spesso accadono episodi di violazione di marchi da parte di imprese cinesi, violazioni che coinvolgono non solo i grandi nomi delle industrie, ma anche realtà medie del mercato italiano e mondiale. Questo è successo anche per Tesla quando in Cina é comparsa negli scaffali  dei negozi di alimentari la “Tesla Beer”. Questa birra però non ha nulla a che fare con la compagnia di auto elettriche creata da E. Musk ; il produttore era una società cinese che si occupa di produzione di bevande e di alimenti. Ovviamente si è creato un rischio di confusione che ha originato numerose battaglie legali, con la Corte che ha dato definitivamente  ragione a E. Musk. Infatti la sentenza che ha dato ragione alla vera “Tesla”, ha imposto all’azienda cinese produttrice di birra di cessare immediatamente le pratiche di concorrenza sleale risarcendo a Tesla i danni d’immagine provocati. In aggiunta il giudice ha ordinato all’imputato di rilasciare una dichiarazione pubblica su giornali importanti al fine di controbilanciare eventuali ricadute negative di tale violazione. Nell’anno 2019  comparvero sul mercato cinese tutta una serie di bevande alcoliche, “Tesla Beer”, “Tesla Soda”. Erano bottiglie caratterizzate da un logo a forma di T e venivano commercializzate con uno slogan che parlava del falso marchio Tesla come di un marchio all’avanguardia nel settore degli alcolici negli Stati Uniti. Quanto sopra fa riflettere e sottolinea l’importanza   per le imprese di affidare ad un esperto di consulenza in proprietà intellettuale il monitoraggio dei propri marchi a livello nazionale, europeo ed internazionale.

“Zara contro Zara”

Il caso del pastificio che vince in Tribunale contro il colosso mondiale di abbigliamento. Parliamo di una piccola società di Treviso specializzata nel settore ristorazione, Pasta Zara, è riuscita a difendere il proprio marchio contro il brand di abbigliamento Zara che appartiene ad un grosso gruppo iberico. Si è trattato di una lunga battaglia legale per andare a bloccare l’idea espansionistica del gruppo spagnolo nel settore del food. L’azienda di Treviso aveva registrato il proprio marchio Pasta Zara nell’anno 1969 in Italia per prodotti alimentari e successivamente l’aveva esteso anche in diversi paesi dell’Unione Europea. Trattasi di un marchio che ha una storia importante e risale agli anni’30. Il nonno dei 4 fratelli che ai giorni nostri gestiscono la società aveva deciso di trasferire lo stabilimento a Zara, in Croazia, per spaziare e incrementare il proprio giro d’affari nella produzione di pasta. Successivamente ci fù una  guerra  nella ex Jugoslavia, guerra che generò la chiusura dello stabilimento in Croazia con il ritorno in Italia. Da questo accadimento negativo, i vertici della società in essere negli anni ’60 decisero poi di ricordare il nonno e quello che aveva fatto, quindi associarono alla pasta il nome Zara che in automatico ricordasse quella fabbrica nata nel passato. Il Tribunale dell’Unione Europea ha comunicato che concedere il marchio Zara per sevizi di ristorazione al colosso di abbigliamento avrebbe leso il diritto in esclusiva, invece spettante alla Pasta Zara. E’ evidente quanto un marchio registrato attribuisce diritti esclusivi che consentono di impedire l’utilizzo dello stesso da parte di imprese che hanno il medesimo marchio oppure un marchio simile.

Il mondo degli architetti necessita della proprietà industriale

“Nasce l’idea, diventa un progetto, si tramuta in brevetto!”

Nel nostro paese i brevetti sono in crescita, ma alla creatività non sempre corrisponde un’applicazione industriale diretta. Gli architetti sono sicuramente i professionisti più creativi e allo stesso tempo meno concreti per quanto riguarda la tutela dei loro disegni finalizzati alla produzione. Infatti è risaputo che il 90% dei prodotti/prototipi esposti nelle sezioni sperimentali/innovative durante le fiere, non sono tutelati. Questo accade anche perché la maggior parte degli architetti non conoscono il tema, il valore della proprietà industriale per diversi motivi ,primo fra tutti perché c’è inesistenza di questo argomento durante il corso degli studi universitari.

E’ fondamentale quindi mettere i probabili inventori nella condizione di poter valutare la possibilità di tutelare i loro progetti, trasformandole così in invenzioni per arrivare poi al deposito ed al riconoscimento di brevetti forti. Si possono brevettare centinaia di invenzioni, ma se nel processo industriale se ne avviano circa il 20-30%, i brevetti restanti non producono effetti innovativi e si vanificano tutte le risorse messe a disposizione.

Chiaramente uno studio di architettura che possiede un portafoglio brevetti importante, viene percepito dai concorrenti , dai partner commerciali, dagli investitori , come una dimostrazione di un livello di alta qualità , di grande specializzazione e capacità tecnologica, elevando così l’immagine dello studio stesso. Il Presidente dell’Ordine degli architetti di Roma ha deciso di promuovere ed incentivare la conoscenza della proprietà industriale creando l’Associazione “Il Valore delle Idee”, organizzando e pianificando alcune iniziative, tra cui corsi intitolati “Brevettiamoci” al fine di fornire gli strumenti adeguati per far capire le differenza esistenti tra il brevetto, il modello/disegno, il marchio etc. In ogni ambito la proprietà industriale conferisce un valore aggiunto, sia che si tratti di un oggetto, di un progetto o di un disegno.

LOMBARDIA , LEGGE CONTRO LA FUGA DI CERVELLI

“E’ più facile andarsene che lottare per quello che veramente vuoi !”

A livello nazionale il governo ha messo a punto sgravi fiscali, a partire dall’anno 2010, per far rientrare in Italia i nostri migliori ricercatori. La Regione Lombardia ha dato vita alla sua ambiziosa “versione” per non farli proprio uscire dal territorio italiano. E’ stata infatti approvata il 15/11/2016 una nuova norma, il cui obiettivo è quello di mettere in contatto il mondo dell’università con quello delle aziende, tramite un apposito ufficio. Si tratta di un progetto sperimentale, primo in Italia, per il quale al momento sono stati stanziati 3,5 milioni; se i risultati saranno positivi l’idea è di rifinanziarla in modo permanente. Ecco come funziona. Se un’azienda avrà bisogno di una figura altamente specializzata per affrontare un progetto oppure una ricerca avanzata, può chiedere a questo ufficio, che sarà in stretto collegamento con le università lombarde, al fine di fornire il capitale umano richiesto. Una volta individuate le figure più adatte, il Pirellone cofinanzierà il progetto, pagando in parte la persona che andrà a lavorare all’interno dell’impresa. Il meccanismo può funzionare a doppio senso ossia: se un’impresa necessita che un proprio addetto venga formato, potrà rivolgersi alle università lombarde trovando la specializzazione più idonea, tra le tante offerte. Quindi per ricostruire e aprire nuove strade è fondamentale investire sul capitale umano. In questo momento i dettagli del progetto devono ancora essere finalizzati, vedi la struttura dell’ipotetico ufficio e vedi il contratto da applicare ai nuovi professionisti. Il Pirellone desidera però ricordare dati importanti del territorio lombardo: 7 miliardi all’anno di investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell’innovazione, che hanno fatto nascere in un anno 1.369 star up, pari ad un quinto del totale nazionale, con 191.000 brevetti nell’ultimo decennio.

…..la ricerca, l’innovazione e la tutela dovrebbero andare a pari passo.