La cerniera zip fu inventata nel 1851 da E. Howe che fu lo stesso inventore che ha depositato il primo brevetto della macchina da cucire. Negli anni a seguire ci furono degli sviluppi ed il dispositivo di “chiusura automatica continua per abiti” fu poi perfezionato da un ingegnere americano ed il nome ZIP divenne popolare. Prendendo spunto da ciò un designer giapponese ha disegnato una barca speciale da diporto a forma di ZIP; parliamo della “Zip-Fastener Ship”. L’imbarcazione ha la forma della “cerniera lampo” dei nostri pantaloni. Questa idea è nata durante un viaggio in aereo. La barca che scivola sull’acqua lascia una scia che sembra una cerniera che si slaccia. L’incredibile imbarcazione ha fatto il suo debutto a Tokyo, lungo il Sumida River, lasciando tutti a bocca aperta.
“Una Pmi su 4 ha subito violazioni in Europa per marchi e brevetti”
Una PMI su quattro tra quelle che detengono brevetti, disegni industriali e marchi, in Europa, dichiara di avere subito delle violazioni di proprietà intellettuale. Tra queste il 27% si trova in Italia. Trattasi di attività di contraffazione e specificamente di falsificazioni di marchi, brevetti, spionaggio industriale e vendite di imitazioni online. Il danno che questo tipo di attività creano non è solo per i consumatori finali ma lo è anche per l’economia dell’Unione Europea, soprattutto per le piccole e medie imprese. Le imprese che detengono marchi o brevetti sono sempre le più competitive e registrano un fatturato per dipendente superiore del 68% rispetto a quelle imprese che non li hanno. La contraffazione è un problema che colpisce molto l’Italia, considerando che nonostante il Covid, l’Italia è collocata in Europa in decima posizione per domande di brevetti ed in quarta posizione per domande di marchi. Secondo l’Euipo (Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) quasi un europeo su 10 ha affermato di aver acquistato involontariamente prodotti contraffatti a causa di indicazioni false. Secondo un’indagine fatta risulta che i cittadini maggiormente vittime di contraffazione sono quelli in Bulgaria (19%) in Romania (16%) in Ungheria (15%), mentre la Svezia (2%) e la Danimarca (3%) hanno le percentuali più basse in assoluto all’interno dell’Unione Europea. I prodotti contraffatti rappresentano il 6,8% delle importazioni dell’Unione Europea, con un valore globale pari a 121 miliardi di Euro. Tale fenomeno interessa vari settori quali il farmaceutico, il cosmetico, l’elettronica, le bevande , l’abbigliamento. La pandemia ha sicuramente accentuato questi reati contro la proprietà intellettuale, che rimane sempre un fattore irrinunciabile per la vita e la crescita delle aziende e svolge un ruolo primario nel potenziare gli elementi competitivi legati alla qualità e all’innovazione, accrescendo la capacità di scambio economico, commerciale e finanziario delle aziende stesse.
“Brevetti vaccini Covid, il senato brasiliano approva la sospensione temporeanea”
Il Senato brasiliano ha approvato un disegno di legge che consente la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid 19. I titolari di brevetti hanno l’obbligo di fornire alle pubbliche autorità, se lo richiedono, tutte le informazioni riguardanti la produzione di vaccini e farmaci per combattere il coronavirus. Il governo federale avrà 30 giorni di tempo per mettere in pratica il disegno di legge, preparando così un elenco di brevetti e domande di brevetto soggetti ad una licenza obbligatoria. Non è lo stesso in Europa, dove il Parlamento Ue non ha approvato le proposte di sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid. In merito alla pandemia in Brasile ci saranno dei miglioramenti significativi nel primo trimestre 2022. Invece secondo la responsabile della salute globale di Oxfam Italia, l’Italia , come presidente del G20, può giocare un ruolo importante per promuovere all’interno dell’Unione Europea, la sospensione delle regole che tutelano la proprietà intellettuale delle Big Pharma sui vaccini e la condivisione della tecnologia utile per produrli in tutto il mondo. Un esempio ne è l’India che è considerata la farmacia del mondo ma in questo momento sta rimanendo senza vaccini e senza ossigeno. L’India dovrebbe essere messa nella condizione di utilizzare tutta la sua potenzialità per produrre i vaccini. Per far ciò le nostre imprese non devono essere vincolate dai brevetti e dalle licenze o accordi firmati con i colossi farmaceutici.
“Il Bacio digitale in tempi di Covid!”
Come semplificare la vita alle coppie che vivono a distanza, ma anche quella delle persone che hanno problemi linguistici? Due inventori inglesi hanno progettato e brevettato un sensore che serve per abbattere le distanze, che soprattutto ultimamente separano amici, coppie e parenti. Trattasi di un sensore che riesce a tradurre in testo un soffio semplice, rilevando il respiro di chi lo indossa ed è in grado di trasmettere i dati ad un dispositivo che è connesso in remoto. Il respiro è rilevato e trasmesso ad una piccola centralina e successivamente gli impulsi vengono trasmessi ad uno smartphone che traduce i segnali in parole e frasi. I tempi di trasmissione e di risposta sono molto rapidi. Tale apparecchio può avere anche un sensore della temperatura, il cosiddetto accelerometro ed un meccanismo di ricezione che avvisa l’utente quando riceve un messaggio. Un aspetto interessante di questo dispositivo, a differenza di altri assistenti virtuali, vedi Alexa, Siri, Google Assistant che si attivano a svolgere veramente le mansioni le più svariate però spesso non riescono a comprendere le parole pronunciate da chi ha difficoltà a parlare, è quello di tradurre in un testo anche un soffio. Chiaramente questa invenzione può essere di supporto agli assistenti virtuali nei casi in cui l’utente ha difficoltà nel parlare bene.
Trattasi di un brevetto curioso, ma sicuramente molto utile.
“Impennata di brevetti in Italia nel 2020 !”
Nel 2020 in Italia le domande di brevetto depositate presso l’UIBM (Ufficio italiano brevetti e marchi) confermano la crescita già rilevata negli anni precedenti.
Hanno superato la quota di N.11.000 domande, esattamente + N.878 rispetto all’anno 2019, mentre i brevetti richiesti per modello di utilità nel 2020 hanno avuto un incremento di N.480 domande depositate, per raggiungere un totale di N.2.396. Sono aumentati anche i brevetti concessi dalla Divisione del Ministero dello Sviluppo Economico competente sulla materia, nonostante l’anno 2020 sia stato caratterizzato dalla pandemia.
Anche il numero dei brevetti concessi per invenzione industriale è aumentato del 6,3% rispetto al 2019 (N.9.161 rispetto a N.8.614) ; invece il numero dei brevetti concessi per modello di utilità è addirittura aumentato del 30,3% (N.2.090 rispetto ai N.1.603 concessi nel 2019).
…nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità che hanno un’amica alleata, la Proprietà Intellettuale!
“Brevetti e vaccini, una convivenza necessaria e possibile!”
La disponibilità dei primi vaccini anti-coronavirus, testati ed approvati, ha riportato alla ribalta il tema della proprietà intellettuale. Ci sono state voci contrastanti su questo argomento, sia a favore che contro la possibilità di brevettare tali prodotti, partendo dal presupposto che in questa maniera si otterrebbe una disponibilità di vaccini più ampia, quindi a prezzi inferiori. Per attuare quanto sopra non occorre stravolgere i principi della proprietà intellettuale, in quanto le principali convenzioni internazionali che regolano tale materia, prevedono la possibilità di conciliare l’interesse pubblico con il diritto di brevetto. Non servono misure eccezionali, come la sospensione o l’abolizione dei brevetti, perché il sistema della proprietà intellettuale contiene già i correttivi necessari per conciliare i diritti esclusivi con le esigenze di pubblico interesse. Intanto esiste il meccanismo della licenza obbligatoria. Cosa significa? Significa che se un prodotto brevettato non è disponibile in quantità sufficiente per soddisfare i bisogni di un paese, chiunque lo può produrre, però su licenza. Questo accade quando la non disponibilità del prodotto brevettato si protrae per un lasso di tempo lungo; in Italia si parla di 3 anni. Resta il fatto che esiste l’Accordo TRIPs, accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale, che da l’opportunità ai governi di essere flessibili nel modulare la protezione al fine di raggiungere quelli che sono gli obiettivi sociali.
“La batteria del futuro è in vetro, arriva il brevetto !”
All’età di 94 anni John Goodenough, scienziato e professore universitario di Fisica all’Università di Austin in Texas, è l’uomo che ha presentato un prototipo di batteria in vetro nel 2017 richiedendone il brevetto nel 2019. Si tratta di un’invenzione che potrà cambiare nei prossimi anni le nostre vite, spingendo la diffusione delle auto elettriche, facendone aumentare l’autonomia e diminuendone il prezzo. La nuova invenzione riguarda una batteria di nuova generazione che può essere prodotta interamente in vetro, capace di immagazzinare energia a temperature più basse rispetto alle tradizionali batterie agli ioni di litio, ma soprattutto più semplice da produrre perché usa il sodio che è più facile da reperire su scala globale. Tale batteria è considerata rivoluzionaria perché potrebbe dare ai veicoli elettrici un’autonomia di 1600 km con una carica di soli 60 secondi, oltre al fatto che inoltre riuscirebbe a superare la barriera dei prezzi che sino ad oggi hanno reso veramente costose le auto elettriche, ostacolandone la diffusione. L’inventore dice : “ Penso che abbiamo la possibilità di realizzare ciò che si é cercato di fare negli ultimi 20 anni, ottenere un’auto elettrica che sarà competitiva in termini di costi e convenienza con il motore a combustione interna”. Le auto elettriche si stanno diffondendo sempre di più nel mercato dell’automotive, per questo i produttori cercano delle alternative sempre più innovative e convenienti per quanto riguarda le batterie e le modalità di alimentazione dei veicoli a zero emissioni. Nel caso della batteria in vetro l’innovazione riguarda la grande densità di energia con la capacità di ricaricarsi in brevissimo tempo. Come ogni innovazione merita di essere valorizzata e resa unica attraverso la proprietà intellettuale.
“La proprietà intellettuale e la rivoluzione digitale nell’era del Coronavirus”
L’emergenza Coronavirus ha insegnato che gli investimenti per attuare una rivoluzione digitale sono indispensabili per le aziende. Non è possibile ignorare questo passaggio perché si rischia di restare non al passo con i tempi. Sono sempre i numeri che parlano. Durante il periodo di grande emergenza Covid, l’utilizzo del web è aumentato tantissimo, tanto che le persone che hanno utilizzato un servizio digitale hanno rappresentato un +11% rispetto al periodo antecedente il lockdown. Chiaramente una rivoluzione digitale comporta per le aziende il fare delle scelte basate su una strategia chiara, individuando dei servizi attendibili, fruibili e rapidi. La credibilità però deve essere supportata dalla difesa contro le attività illecite. Infatti è fondamentale che l’azienda non si imbatta in prodotti o servizi contraffatti; la pianificazione di attività necessarie per contenere questo rischio non può escludere quindi l’esistenza della proprietà intellettuale. Chi investe nello sviluppo digitale deve necessariamente avere al suo fianco consulenti in proprietà intellettuale preparati in grado di organizzare dei processi difensivi; questa competenza porta all’azienda una ventata di efficienza e semplificazione. E’ fondamentale un’attenta valutazione di tutto ciò che accade nel web. L’attività di contrasto alla contraffazione digitale genera anche informazioni utili ai fini del marketing ed alle politiche di vendita e di sviluppo dei prodotti. Chi decide oggi di investire in questo senso sia a livello digitale che a livello di proprietà intellettuale sicuramente avrà un margine di vantaggio rispetto alla concorrenza ritardataria.
“La Ferrari elettrica, work in progress!”
A Maranello la gestazione è lunga, vogliono pensarci bene prima di proporre un’auto di rottura. In Ferrari sanno benissimo che il loro prodotto elettrico dovrà essere una vettura che sia una Ferrari anche senza il suo cuore pulsante, i cavalli vapore. Tutti sanno che non possono fallire anche pagando il prezzo di arrivare con qualche mese o anno di distacco rispetto ai loro competitor. Non dimentichiamoci che stanno ancora provando a capire quando mettere a disposizione del loro pubblico il primo SUV che arriverà sicuramente circa 20 anni dopo il debutto della Cayenne di Porsche. Recentemente sono stati depositati e registrati disegni che rispecchiano la volontà di realizzare un’auto supersportiva che però si discosti dalle tradizionali per l’adozione di un motore elettrico. Tali disegni tecnici sono parte di brevetti depositati dal Cavallino Rampante presso lo European Patent Office. Il telaio è degno di una Ferrari che ha nelle corse il suo più grande alleato. Non mancherà di certo un’area dedicata ad alloggiare le batterie. I tempi per vedere una Ferrari elettrica pronta per essere commercializzata non sono maturi, ma ci arriveremo.
“Chi ha inventato la radio , Tesla o Marconi?”
Si riaccende il dibattito sulla paternità dell’invenzione che cambiò il XX secolo , molti dicono sia Marconi ma altrettanti pensano che l’italiano abbia derubato Tesla. Universalmente Guglielmo Marconi è riconosciuto come il papà della radio, brevettata nel 1896 a Londra e destinata a cambiare per sempre il nostro modo di comunicare. Eppure ci sono pareri argomentati che affermano che gran parte del lavoro è da attribuire a Nikola Tesla, lo scienziato geniale che per tutta la vita ebbe la sfortuna di vedere riconosciuti ad altri tantissimi meriti delle sue intuizioni.
Chi ha dunque inventato la radio ?
La diatriba nasce dal fatto che nello stesso periodo sia Marconi che Tesla stavano lavorando su una tecnologia di telegrafia senza fili, che porterà poi all’invenzione della radio. Marconi brevettò per primo la sua idea e nello stesso momento storico Tesla aveva già ottenuto gli stessi risultati riuscendo però ad estendere il segnale radio molto più in là rispetto al macchinario di Marconi. Tesla era a conoscenza del fatto che il collega italiano stesse per soffiargli l’idea. Infatti nel 1943 la Corte Suprema Americana si pronunciò ritenendo il brevetto di Marconi una copia del lavoro di Tesla, smentendo una sentenza precedente emanata dal Regno Unito che invece riconosceva la paternità dell’invenzione all’italiano.
Verrà mai fatta luce sulla vicenda? Solo il tempo potrà dircelo ……………
