“Fondo per le PMI – Anno 2022”

Nuovi finanziamenti saranno disponibili a partire dal 10 Gennaio 2022 sul Fondo PMI.

Le piccole e medie imprese italiane potranno richiedere sovvenzioni (voucher) per l’ottenimento del rimborso parziale dei costi sostenuti per il deposito di marchi, disegni/modelli e brevetti.

La richiesta all’EUIPO andrà effettuata prima di depositare la domanda di marchio, disegno o brevetto. Sarà possibile per le PMI, nel corso del 2022, presentare una sola richiesta all’EUIPO, per ricevere  un  contributo di  un  importo massimo complessivo fino  a € 2.250,00.

“La Proprietà intellettuale”

La proprietà intellettuale non esiste in natura, è una costruzione del diritto ed è costituita da alcune discipline che tutelano determinati interessi. Ha una lunga storia che inizia in Europa alla fine del basso Medioevo italiano e nell’autunno di quello d’Oltralpe. E’ una storia che vede all’inizio il sorgere di alcuni istituti ed in seguito il trasformarsi ed il consolidarsi degli stessi. Se guardiamo la proprietà intellettuale dal punto di vista degli istituti, la sua storia può essere distinta in tre periodi. Il primo va dagli inizi alla soglia della rivoluzione industriale e di quella illuminista/borghese realizzata in Francia e negli Stati Uniti d’America. Il secondo periodo va dalle rivoluzioni industriale e borghese sino alla metà dell’800. Il terzo periodo va dalla  metà dell’800 ad oggi. La difesa del patrimonio intellettuale è sempre una scelta strategica per qualunque azienda e assume un ruolo molto delicato soprattutto quando si opera in mercati esteri. Infatti è fondamentale estendere la tutela non solo al paese di origine e/o di produzione ma anche ai paesi ove si esporta e si commercializza. L’importanza di proteggere e valorizzare i diritti di proprietà intellettuale nasce da un concetto fondamentale che è la competitività. Registrare un marchio, ottenere un brevetto, sorvegliare con costanza le condotte dei concorrenti e, in caso di violazione, difendere tempestivamente i diritti acquisiti, sono attività complesse ma molto importanti che possono veramente dare un valore aggiunto all’azienda stessa.

“ Le due H di Huawei sono diverse dalle due C di Chanel” (la sentenza del Tribunale Europeo)

Il logo del marchio Huwaei non può essere ricondotto a quello a quello della Maison Chanel, secondo la sentenza del Tribunale dell’Unione Europea. Questa è la conclusione della causa aperta dall’azienda francese contro il gruppo cinese nel 2017, il cui oggetto era un logo considerato troppo simile, formato dalle due H incrociate. Nel 2019 la domanda di Chanel è stata respinta dall’ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, affermando che non c’era rischio di confusione tra i due loghi. Chanel non contenta ha fatto appello contro tale decisione per richiedere l’annullamento, ma il ricorso dal Tribunale dell’Unione Europea è stato respinto in quanto le due U di Huwaei sono disposte verticalmente e nel marchio Chanel le due C sono disposte orizzontalmente. I marchi in conflitto presentano delle somiglianze, ma le loro differenze visive sono rilevanti. Nel marchio Chanel le curve sono più arrotondate, i contorni più spessi con una disposizione nettamente differente rispetto alle due H di Huwaei.

“Nuove valutazioni sull’invalidazione del marchio e malafede”

La malafede esiste quando  il titolare di un marchio deposita una domanda di registrazione senza avere l’intenzione di utilizzare il marchio stesso, ma solo con il fine di ledere gli interessi di terzi oppure di ottenere il riconoscimento di un diritto esclusivo per scopi che non rientrano nelle funzioni tipiche di un marchio, come l’indicazione dell’origine dei prodotti. Secondo le norme sul marchio dell’Unione Europea, ogni impresa deve essere in grado, per poter attirare la clientela, di far registrare come marchi segni che consentono al consumatore di distinguere senza confusione  i prodotti in questione da quelli che hanno una provenienza diversa. Di conseguenza si ha l’annullamento assoluto del marchio per registrazione in malafede quando ciò emerge da indizi che attestano che il titolare di un marchio presenta la registrazione non con l’obiettivo di partecipare al gioco della concorrenza in maniera leale, ma con la sola intenzione di ottenere un diritto esclusivo per scopi diversi  da quelli che rientrano  nelle funzioni principali di un marchio, in particolare nella funzione essenziale di indicare l’origine.

E’ giustificato tutelare  i marchi soltanto nella misura in cui siano utilizzati effettivamente, perché altrimenti il marchio non utilizzato è da intralcio alla libera circolazione delle merci e alla libera prestazione dei servizi.

“Fratelli nella vita, nemici negli affari – Puma e Adidas”

La storia racconta che questi due marchi , molto conosciuti sul mercato,  nascono da due fratelli che furono i primi a ideare delle scarpe in cuoio, adatte agli sportivi.  Adolf Dassler fu lui a creare le prime scarpe di quella che poi diventò l’azienda di famiglia. Lui si fece affiancare  dal fratello Rudolf ; quest’ultimo era il venditore, mentre l’altro il creativo. L’idea ebbe  subito un grande successo e l’azienda diventò  un marchio riconoscibile . Sembra che le prime controversie sorsero con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, anche se il loro rapporto non era mai stato roseo. Ad un certo punto  Adolf  denuncia  agli alleati il fratello chiamato alle armi .  Successivamente i due fratelli trovano un accordo e ritornano a lavorare in fabbrica insieme, ma le tensioni sorte nel passato non permettono loro di continuare il percorso insieme. Si dividono beni e guadagni ed anche i dipendenti si schierano in due fazioni separate.  Circa un anno dopo Adolf da vita al marchio Adidas, distinguendolo con le tre strisce, mentre Rudolf chiama la sua nuova azienda inizialmente Ruda per poi tramutare il nome in Puma. Ad oggi le famiglie non hanno più il controllo dei due marchi che invece appartengono a proprietari diversi ; Adidas è nelle mani di un colosso francese mentre Puma di svariati azionisti. Al di là delle storie personali è fondamentale evidenziare che l’essenza di un marchio è la sua particolarità, la sua unicità che lo rendono distintivo e diverso rispetto ai marchi concorrenti.

“Una Pmi su 4 ha subito violazioni in Europa per marchi e brevetti”

Una PMI su quattro tra quelle che detengono brevetti, disegni industriali e marchi, in Europa, dichiara di avere subito delle violazioni di proprietà intellettuale. Tra queste il 27% si trova in Italia. Trattasi di attività di contraffazione e specificamente di falsificazioni di marchi, brevetti, spionaggio industriale e vendite di imitazioni online. Il danno che questo tipo di attività creano non è solo per i consumatori  finali  ma lo è anche per l’economia dell’Unione Europea, soprattutto per le piccole e medie imprese. Le imprese che detengono marchi o brevetti sono sempre le più competitive e registrano un fatturato per dipendente superiore del 68% rispetto a quelle imprese che non li hanno. La contraffazione è un problema che colpisce molto l’Italia, considerando che nonostante il Covid, l’Italia è collocata in Europa in decima posizione per domande di brevetti ed in quarta posizione per domande di marchi. Secondo l’Euipo (Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) quasi un europeo su 10 ha affermato di aver acquistato involontariamente prodotti contraffatti a causa di indicazioni false. Secondo un’indagine fatta risulta che i cittadini maggiormente vittime di contraffazione sono quelli in Bulgaria (19%) in Romania (16%) in Ungheria (15%), mentre la Svezia (2%) e la Danimarca (3%) hanno le percentuali più basse in assoluto all’interno dell’Unione Europea. I prodotti contraffatti rappresentano il 6,8% delle importazioni dell’Unione Europea, con un valore globale pari a 121 miliardi di Euro. Tale fenomeno interessa vari settori quali il farmaceutico, il cosmetico, l’elettronica, le bevande , l’abbigliamento. La pandemia ha sicuramente accentuato questi reati contro la proprietà intellettuale, che rimane sempre un fattore irrinunciabile per la vita e la crescita delle aziende e svolge un ruolo primario nel potenziare gli elementi competitivi  legati alla qualità e all’innovazione, accrescendo la capacità di scambio economico, commerciale e finanziario delle aziende stesse.

“Il marchio con il gallo può essere usato solo per il Chianti Classico”

Il simbolo del gallo può essere utilizzato esclusivamente per identificare il Chianti Classico e non altri vini. Questo è quanto stabilito  dal tribunale europeo che conferma la decisione presa da dall’ufficio UE per la proprietà intellettuale (Euipo) di respingere una richiesta di registrazione di un marchio simile , presentata da un’azienda romana. Tale richiesta è stata respinta perché l’uso di tale  marchio sarebbe stato  avvantaggiato grazie all’immagine di eccellenza associata al marchio Chianti. Il Gallo nero già alla fine del 1300 rappresentava lo stemma della Lega del Chianti, alleanza politica  militare creata dalla Repubblica di Firenze nel 1384 con la missione di amministrare e difendere il territorio del Chianti. Non è la prima volta che accade una situazione simile ed in ogni occasione i tribunali europei hanno sempre riconosciuto e tutelato il Gallo nero. La decisione presa riconosce e tutela le eccellenze smascherando il tentativo pericoloso di appropriarsi dei marchi storici . Infatti, la pretesa di utilizzare gli stessi simboli per prodotti che sono diversi  è inaccettabile e soprattutto rappresenta un inganno per i consumatori e una concorrenza sleale nel confronto degli imprenditori.

“Il carattere distintivo dello slogan!”

La registrazione degli slogan pubblicitari come marchi è un argomento sul quale la giurisprudenza comunitaria si è già espressa affermando che “nei marchi composti da segni o indicazioni che vengono utilizzate come slogan commerciali, la registrazione non è esclusa a causa di tale utilizzo”. Infatti il semplice fatto che un marchio sia percepito dal pubblico come una formula promozionale non basta per arrivare alla conclusione che tale marchio sia privo di carattere distintivo. Questo tema ha riguardato una società produttrice di sostituti del latte a base di avena, che aveva cercato di registrare lo slogan “It’s Like Milk But Made For Humans” come marchio. L’EUIPO (L’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) inizialmente aveva rifiutato tale domanda di registrazione, ritenendo lo stesso privo di carattere distintivo ai sensi del Regolamento 2017/1001 sul marchio dell’Unione Europea. A quel punto la società ha presentato ricorso contro la decisione dell’EUIPO. La Commissione di Ricorso ha confermato la mancanza di carattere distintivo dello slogan con l’assenza di caratteristiche tali da indicare l’origine commerciale del prodotto. A seguito di questa presa di posizione la decisione viene impugnata davanti al giudice Europeo affermando che l’organo giudicante aveva sbagliato  nell’analisi fatta riguardante l’assenza del carattere distintivo e sbagliato nell’individuazione del pubblico di riferimento. Di fronte a ciò la Corte ha ribadito che la funzione primaria di un marchio è proprio quella di consentire ai consumatori di identificare l’origine commerciale dei prodotti e dei servizi di riferimento, oltre al fatto che il pubblico di riferimento deve includere oltre ai paesi membri nei quali l’inglese è la lingua ufficiale anche quei paesi in cui l’inglese è largamente compreso. In conclusione non esiste alcun divieto alla registrazione di uno slogan pubblicitario come marchio ed il fatto che lo slogan viene percepito come una formula promozionale, non influisce sul suo carattere distintivo.

“La Ferrero acquisisce i biscotti inglesi Fox’s”

Il gruppo Ferrero continua a fare shopping in Gran Bretagna ed aggiunge un altro prezioso tassello al mosaico di acquisizioni. Ultimo accordo stipulato è l’acquisto del  celebre marchio storico inglese dei  biscotti Fox’s attivo dall’anno 1853. Tale accordo, secondo indiscrezioni della stampa inglese è di 246 milioni di sterline e comprende l’acquisizione di stabilimenti di Kirkham e Batley dove globalmente operano 1500 dipendenti. L’attività oggetto della vendita ha generato negli ultimi 12 mesi un fatturato pari a circa 157 milioni di sterline.

Attraverso questa acquisizione, il cui completamento della transizione è previsto per i prossimi mesi, il gruppo Ferrero aumenta la sua importanza nella categoria dei biscotti. Il marchio rappresenta per un’azienda una delle forme di comunicazione più immediata e costituisce un importante asset aziendale perché oltre ad essere un vero e proprio bene immateriale per le aziende, l’azienda stessa ne può sfruttare il valore commerciale attraverso contratti di licenza, cessioni e utilizzo per ottenere dei finanziamenti.