Proprietà intellettuale , una leva per la crescita

La proprietà intellettuale (IP) è uno tra i fattori determinanti per la crescita economica e per l’innovazione. Quando si parla di proprietà intellettuale si parla di un diritto naturale che stimola la libera iniziativa e garantisce la convivenza tra individui diversi in una società plurale. L’indice Internazionale per i Diritti di proprietà (Ipri) dimostra che più la proprietà è tutelata e più si fa innovazione. L’esempio lampante si ha in Nuova Zelanda, Svezia, Norvegia, Finlandia e Svizzera (vedi Ipri 2017) che sono le nazioni dove maggiormente si tutelano i diritti di proprietà ed in parallelo sono le nazioni che innovano maggiormente. Nella classifica l’Italia è 49esima. Le aziende italiane sono propense all’innovazione, però faticano ancora a capire il valore aggiunto della proprietà intellettuale. L’irrompere massiccio dell’automazione e dell’internet delle cose e dell’intelligenza artificiale richiedono una riflessione approfondita.  La proprietà dei dati, oltre che la sicurezza, il controllo degli algoritmi, oltre che le formule chimiche e genetiche, rappresentano una sfida importante intorno alla quale alcuni paesi si stanno già battendo, vedi la Cina e vedi gli Stati Uniti. La Cina, che vuole ottenere il primato mondiale dell’innovazione entro l’anno 2050, ha avviato un piano ambizioso per eliminare la contraffazione entro il 2020. E’ fondamentale continuare a sostenere e a sollecitare l’innovazione all’interno delle aziende abbinandola alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale, affinché tutta l’umanità possa continuare a beneficiare delle scoperte che ne derivano.

 

Brevetti , i trasporti trascinano l’Italia

E’ la capacità di innovare che distingue un leader da un epigono !

Dopo un lungo periodo di crisi, l’Italia nel 2016 è risultata seconda, dietro al Belgio, per incremento di richieste di brevetto con la Lombardia come prima regione di provenienza delle richieste. Tutto ciò è molto significativo anche se in una visione globale, di strada da fare ne manca ancora molta. Infatti a livello mondiale  l’Italia occupa la decima posizione tra i paesi richiedenti la protezione delle idee innovative, superata dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Svizzera. Il paese comunque sembra essersi messo in marcia. A traino degli investimenti di innovazione c’è il settore dei trasporti del made in Italy, che viaggia a ritmi sostenuti di richieste di brevetti, grazie al dinamismo dei centri di ricerca di aziende multinazionali quali Pirelli , Fca e Ansaldo Energia. Da un’analisi effettuata dalla Cornell University, Insead e Organizzazione mondiale sulla proprietà intellettuale emergono chiaramente quali sono le debolezze della Penisola che per lungo tempo hanno frenato la corsa della Ricerca & Sviluppo. Ci posizioniamo 80esimi per ammontare di investimenti in istruzione e formazione; siamo il fanalino di coda a livello mondiale. In questo modo, ignorando lo sviluppo del capitale umano, resta più complesso rimanere nella top 10 dei paesi più industrializzati al mondo. Ancora poco personale è impegnato nella attività di Ricerca & Sviluppo e secondo un’indagine Istat tra 2.500 imprese che investono in ricerca e sviluppo, solo 29 sono italiane , mentre 132 tedesche e 83 francesi. E’ palese che per risalire la china è necessario che il paese dovrà ingranare la marcia degli investimenti e rivedere nel contempo la filiera dell’innovazione. Negli ultimi anni la spesa in ricerca e sviluppo è aumentata, ma resta al di sotto della media europea, quindi si dovranno fare ulteriori sforzi in questo ambito e anche nell’ambito della proprietà industriale, per  dare valore ai beni immateriali all’interno delle aziende rendendole così più competitive  sul mercato mondiale.