Deposito di marchi e brevetti , 32% di ricavi in più nelle PMI per dipendente

Le aziende ambiziose nel conquistare i mercati esteri necessitano sempre di più di uno scudo che protegga i loro investimenti. La proprietà intellettuale rappresenta tale scudo e diventa una leva strategica per l’internazionalizzazione, ma anche un passaporto del made in Italy nel mondo. Nell’anno 2017 , delle circa 165.000 domande di brevetto depositate presso l’Ufficio Europeo Brevetti (EPO) , circa 4.350 sono pervenute dall’Italia , registrando un aumento  del 4,3% rispetto all’anno 2016. L’utilizzo della proprietà intellettuale per tutelare gli investimenti in creatività e ricerca è un significativo indice di capacità innovativa che un’economia possiede e rappresenta uno dei volani per la crescita e l’occupazione. Infatti, da un’analisi dell’Osservatorio Europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, emerge che le imprese titolari di diritti di proprietà intellettuale registrano un livello di ricavi per dipendente superiore del 29% e retribuzioni maggiori sino al 20% rispetto alle altre aziende; quelle che invece provvedono al deposito di marchi e brevetti registrano il 32% in più di ricavi per dipendente. Le imprese che in Italia fanno un utilizzo intenso di diritti di proprietà intellettuale costituiscono un settore vitale per l’economia nazionale. La sfida da combattere si chiama “contraffazione”. L’Italia è il paese europeo più colpito dalla contraffazione, secondo agli USA a livello mondiale. Tale contraffazione tocca tutti i settori produttivi quali l’agroalimentare, il tessile, l’abbigliamento ma anche i prodotti elettronici ed i farmaci. Il 15% del valore globale dei sequestri di prodotti contraffatti è relativo a marchi italiani. Diventa quindi importante offrire delle linee guida agli imprenditori affinché possano orientarsi in un mercato dove le legislazioni della proprietà intellettuale variano da paese a paese.

La suola rossa identifica il brand Louboutin , l’Europa dà ragione allo stilista

Le suole rosse sono un segno distintivo di Louboutin, che è un brand di posizione , non di forma. Infatti il colore rosso, che caratterizza la suola delle scarpe, è un elemento costitutivo del marchio stesso. La Corte di Giustizia Europea si è pronunciata a favore del brand francese nella causa aperta con una società olandese. Un colore può essere un marchio. Tutto è iniziato nell’anno 2012 quando un’azienda olandese, che si occupa di vendita al dettaglio di calzature da donna, aveva messo sul mercato una scarpa con il tacco alto e la suola rossa. Louboutin l’aveva citata per contraffazione ; la società olandese aveva ribattuto invocando la “nullità” del marchio Louboutin, collegandosi al fatto che la direttiva dell’Unione sui marchi elenca diversi motivi di nullità. Successivamente nel 2013 la Corte distrettuale dell’Aja aveva ordinato all’azienda olandese di cessare la vendita di quel modello di scarpe, riconoscendo così alla casa francese che la sua suola caratteristica non ha solo funzioni ornamentali. A quel punto l’azienda olandese è ricorsa in appello ed il tribunale si è così rivolto alla Corte di Giustizia UE. La sentenza c-163/16 stabilisce che la tutela della suola rossa marchio Louboutin, non verte su una forma specifica di suola di scarpa con tacco alto, ma serve unicamente a mettere in evidenza la posizione del colore rosso cui si riferisce la registrazione. La Corte ha inoltre aggiunto che non si può ritenere che un segno sia costituito esclusivamente dalla forma, dove l’oggetto principale di questo segno sia un colore precisato mediante un codice di identificazione riconosciuto a livello internazionale.