La registrazione degli slogan pubblicitari come marchi è un argomento sul quale la giurisprudenza comunitaria si è già espressa affermando che “nei marchi composti da segni o indicazioni che vengono utilizzate come slogan commerciali, la registrazione non è esclusa a causa di tale utilizzo”. Infatti il semplice fatto che un marchio sia percepito dal pubblico come una formula promozionale non basta per arrivare alla conclusione che tale marchio sia privo di carattere distintivo. Questo tema ha riguardato una società produttrice di sostituti del latte a base di avena, che aveva cercato di registrare lo slogan “It’s Like Milk But Made For Humans” come marchio. L’EUIPO (L’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) inizialmente aveva rifiutato tale domanda di registrazione, ritenendo lo stesso privo di carattere distintivo ai sensi del Regolamento 2017/1001 sul marchio dell’Unione Europea. A quel punto la società ha presentato ricorso contro la decisione dell’EUIPO. La Commissione di Ricorso ha confermato la mancanza di carattere distintivo dello slogan con l’assenza di caratteristiche tali da indicare l’origine commerciale del prodotto. A seguito di questa presa di posizione la decisione viene impugnata davanti al giudice Europeo affermando che l’organo giudicante aveva sbagliato nell’analisi fatta riguardante l’assenza del carattere distintivo e sbagliato nell’individuazione del pubblico di riferimento. Di fronte a ciò la Corte ha ribadito che la funzione primaria di un marchio è proprio quella di consentire ai consumatori di identificare l’origine commerciale dei prodotti e dei servizi di riferimento, oltre al fatto che il pubblico di riferimento deve includere oltre ai paesi membri nei quali l’inglese è la lingua ufficiale anche quei paesi in cui l’inglese è largamente compreso. In conclusione non esiste alcun divieto alla registrazione di uno slogan pubblicitario come marchio ed il fatto che lo slogan viene percepito come una formula promozionale, non influisce sul suo carattere distintivo.
“La trasformazione di un marchio che passa dal nuovo logo , Kia”
Kia, marchio che appartiene al gruppo Hyundai, ha svelato il nuovo logo che evidenzia una trasformazione importante del marchio coreano, il cui obiettivo è quello di conquistare una posizione di prestigio nel mercato dell’industria automobilistica. Tutto ciò attraverso un percorso di rinnovamento di tutte le sue attività. Trattasi di una strategia che altre aziende hanno attuato in questo periodo, mostrando loghi riguardanti parte della loro storia, proiettandola però verso le nuove sfide del futuro. Il nuovo brand richiama una firma scritta a mano e racchiude l’insieme dei valori che vogliono trasmettere ai clienti. Si tratta di un logo con una linea fluida, con un tratto continuo il cui significato è l’impegno del marchio nell’essere motivo di ispirazione, invece la dimensione simmetrica sta a significare fiducia e sicurezza di sé, il motivo crescente identifica l’impegno e l’ambizione per l’offerta ai propri clienti. L’obiettivo è quello di diventare un punto di riferimento importante nel mercato dell’automotive globale, dando importanza ai veicoli elettrici e introducendo una vasta scelta di servizi legati al mondo della mobilità. Il marchio di un’azienda è fondamentale per rendere l’azienda stessa distintiva sul mercato di riferimento, inoltre se è registrato ha un valore commerciale che può essere sfruttato dal titolare per accedere ai finanziamenti, per avere il monopolio sul mercato. Il marchio ha il compito di comunicare i valori, gli ideali, la mission e l’identità dell’azienda e quando è registrato diventa un asset strategico per la crescita dell’azienda stessa.
“La Ferrero acquisisce i biscotti inglesi Fox’s”
Il gruppo Ferrero continua a fare shopping in Gran Bretagna ed aggiunge un altro prezioso tassello al mosaico di acquisizioni. Ultimo accordo stipulato è l’acquisto del celebre marchio storico inglese dei biscotti Fox’s attivo dall’anno 1853. Tale accordo, secondo indiscrezioni della stampa inglese è di 246 milioni di sterline e comprende l’acquisizione di stabilimenti di Kirkham e Batley dove globalmente operano 1500 dipendenti. L’attività oggetto della vendita ha generato negli ultimi 12 mesi un fatturato pari a circa 157 milioni di sterline.
Attraverso questa acquisizione, il cui completamento della transizione è previsto per i prossimi mesi, il gruppo Ferrero aumenta la sua importanza nella categoria dei biscotti. Il marchio rappresenta per un’azienda una delle forme di comunicazione più immediata e costituisce un importante asset aziendale perché oltre ad essere un vero e proprio bene immateriale per le aziende, l’azienda stessa ne può sfruttare il valore commerciale attraverso contratti di licenza, cessioni e utilizzo per ottenere dei finanziamenti.
“Marchio storico di interesse nazionale”
L’art. 31 della Legge 28.6.2019 ha introdotto nel nostro ordinamento la figura del marchio storico. Sono legittimati i marchi registrati da almeno cinquant’anni o quelli per i quali è possibile dimostrare l’uso continuativo da almeno cinquant’anni, utilizzati per prodotti o servizi realizzati in un’impresa produttiva nazionale di eccellenza e storicamente collegata al territorio nazionale. Tale misura è prevista dal “Decreto Crescita” per valorizzare la produzione nazionale, per tutelare il Made in Italy e sostenere le aziende italiane. Le imprese iscritte nel registro speciale possono utilizzare, accanto al marchio d’impresa, il logo ufficiale del marchio storico. L’iscrizione ha una durata illimitata e può essere sicuramente utile per finalità commerciali e promozionali. Un marchio non registrato per diventare marchio storico dovrà essere documentato da prove di uso continuativo quali etichette, imballaggi, fatture, documenti di spedizione. Il marchio storico si aggiunge al sistema di tutele vigenti per i marchi d’impresa che, insieme a quello previsto per i brevetti e i design, permette di salvaguardare il patrimonio di innovazioni e idee creative che le aziende italiane hanno dimostrato di avere, anche in un momento di difficoltà come l’attuale e di conseguire quindi un vantaggio competitivo sul mercato di riferimento.
“ADIDAS non ha la proprietà intellettuale delle tre strisce!”
Le tre strisce dell’ Adidas ? Non sono un logo e non le appartengono.
Secondo l’Unione Europea il simbolo tedesco, le tre strisce parallele, non costituiscono un marchio a motivi, ma un marchio figurativo ordinario e non ha un carattere distintivo. Questa è la decisione presa dal Tribunale dell’Ue che ha confermato la nullità del marchio, già sancita dall’Euipo (Ufficio Unione Europea per la proprietà intellettuale). L’Adidas , nella sua domanda di registrazione, aveva descritto il marchio formato da tre strisce parallele di larghezza uguale e equidistanti, applicate sul prodotto in qualsiasi direzione. Però nell’anno 2016 l’Euipo aveva stabilito che il marchio non sarebbe dovuto essere registrato, anche perché l’Adidas non avrebbe dimostrato che lo stesso aveva acquisito un carattere distintivo a seguito dell’uso, in tutta l’Unione Europea. Oggi il Tribunale dell’Unione Europea conferma la decisione di annullamento e respinge il ricorso del gruppo tedesco. Adidas registrò le sue tre strisce nella Ue nel 2014. Un’azienda belga concorrente, con cui Adidas è da tempo impegnata in una battaglia legale, aveva ottenuto la cancellazione del marchio nel 2016. La sentenza del Tribunale conferma questo annullamento. Adidas può ancora appellarsi alla Corte di Giustizia dell’Ue per contestare questa sentenza.
TRUMP E’ UN MARCHIO REGISTRATO IN CINA , MA NON APPARTIENE A DONALD
Respinto il ricorso al neo presidente che dovrà anche pagare le spese legali
Trump è un marchio registrato in Cina, ma non appartiene al neoeletto presidente americano. Infatti dopo una battaglia legale durata anni, l’ufficio marchi e brevetti dell’ente per l’industria ed il commercio cinese ha respinto la richiesta di registrazione del marchio Trump, perché è troppo simile a quello di un’azienda edile ubicata nel nord della Repubblica Popolare. Il marchio è stato registrato nell’anno 2006, due settimane prima che il potente americano provasse a fare lo stesso col suo nome. La registrazione si riferisce a costruzioni edili nel settore residenziale e alberghiero, stesso settore in cui il miliardario americano ormai opera da anni. Trump ha naturalmente respinto la decisione ed è ricorso più volte a giudizio, l’ultima volta nel 2015. L’Alta Corte di Pechino ha però respinto il ricorso e lo ha condannato al pagamento delle spese legali. Il Presidente cinese ha telefonato a Trump dopo le elezioni per ricordargli che “la cooperazione è l’unica strada possibile”. Un accordo sembra possibile, nell’interesse comune dei due Paesi, intanto però Trump ha pensato di tutelare i suoi affari e nel marzo di due anni fa ha avviato la procedura per registrare il marchio TRUMP in lettere maiuscole, che è stata accettata in via provvisoria. L’ufficio per la proprietà intellettuale cinese ha dichiarato validi anche “Trump Tower” per gli alberghi e la ristorazione, “Trump Estates” per la gestione delle proprietà immobiliari, “Trump Home” per i mobili. Il miliardario americano dovrà trovare però un altro nome se intende introdursi nel mercato igenico-sanitario; il marchio “Trump Toilets” è già stato registrato da una ditta dello Shenzen che produce lavandini e sanitari di lusso.
