“ Marchio e contraffazione”

Un recente caso giudiziario ha riportato l’attenzione sull’importanza di tutelare il proprio marchio al fine di salvaguardare i propri prodotti/servizi dalla concorrenza. Stiamo parlando di una disputa in essere tra Diesel e Calvin Klein, causata dall’utilizzo di una particolare etichetta sui jeans prodotti dalle due aziende. Entrando nello specifico Diesel aveva citato in giudizio Calvin Klein perché sosteneva che la casa di moda americana avesse utilizzato un segno distintivo simile al proprio, generando una confusione tra i consumatori, con l’aggravante che questa somiglianza faceva in modo che Calvin Klein beneficiasse indebitamente della reputazione del proprio brand. La Suprema Corte ha respinto però il ricorso di Diesel, stabilendo che non c’era rischio di confusione tra i marchi in questione, evidenziando anche il comportamento dei consumatori. La Corte ha valutato che coloro che acquistano jeans di fascia medio-alta sono molto attenti ai dettagli, alla qualità del prodotto, dei materiali e alla presenza di loghi o segni distintivi visibili. In conclusione questo caso ha ribadito i principi fondamentali della tutela del marchio e della concorrenza leale, affermando che per stabilire una violazione non basta una somiglianza superficiale tra due segni distintivi, ma è fondamentale dimostrare un rischio concreto di confusione per il consumatore finale. A rafforzare questo concetto, la conferma che la protezione di un marchio deve basarsi su elementi chiari di distintività, per poter anche godere di una tutela ampliata e che comunque la somiglianza visiva non è sufficiente a determinare una contraffazione.

 

La contraffazione del Made in Italy

La contraffazione del Made in Italy ha causato nell’anno 2016 una perdita di N.100mila posti di lavoro. Fortissimi sono stati i danni per le imprese che invece operano nella legalità , mancate vendite, riduzione del fatturato, perdita di immagine e di credibilità, spese per la tutela dei diritti di privativa industriale. Il bilancio realizzato evidenzia che tale fenomeno sta mettendo a rischio la sicurezza del sistema produttivo italiano. In Italia la contraffazione ha diversi volti che spaziano dal falso Made in Italy alle frodi agroalimentari, dalla violazione della sicurezza dei prodotti alla pirateria audiovisiva e digitale. Moltissimi infatti sono i prodotti falsi commercializzati come italiani, falsificando l’origine e la provenienza reale di tali beni. Nel caso specifico delle frodi agroalimentari vengono compiute alterazioni, sofisticazioni con la produzione di generi alimentari che per nomi, colori, immagini e simboli richiamano l’italianità dei prodotti. Un altro settore dove la contraffazione è diffusa è quello della moda, abbigliamento e accessori. Un esempio eclatante  è il marchio Gucci, che sta fronteggiando diverse situazioni createsi nel tempo. Infatti oltre ai prodotti palesemente falsificati che si trovano sulle strade delle grandi città,nei mercati ed anche sulle spiagge, ci sono anche tutti quelli disponibili via internet. Un esempio sono le vetrine virtuali di grandi catene nate nel mondo, come la catena americana Forever 21 che ha copiato le strisce colorate del marchio. La Maison fiorentina ha avviato misure legali importanti per porre definitivamente fine allo sfacciato utilizzo delle strisce blu-rosso-blu aprendo anche un’azione per violazione dei diritti relativi al marchio depositato. La prima registrazione del marchio negli USA risale all’anno 1979. Gucci ha ribadito più volte con forza che la difesa e la tutela dei suoi marchi depositati rivestono la massima importanza per tutelare i propri clienti da tutti coloro che desiderano trarre vantaggio dall’inganno e dalla confusione. La contraffazione nella sua globalità costituisce un moltiplicatore di illegalità perché somma condotte illecite che vanno dal lavoro nero all’immigrazione clandestina, dal riciclaggio all’evasione fiscale, al commercio abusivo. L’applicazione della proprietà intellettuale attraverso la registrazione permette di tutelarsi contro la copia, l’imitazione o la contraffazione del marchio, in altre parole permette di proteggersi da tutte quelle azioni che rendono “confondibili” i marchi agli occhi dei consumatori, evitando così il rischio di confusione, conferendo la titolarità in capo all’avente diritto di stipulare accordi di licenza.

CERTILOGO PORTA NEGLI USA IL “brevetto” CONTRO I FALSI

“Il successo è un viaggio non una meta!”

Nell’anno  2006 Michele Casucci ha avuto un’idea brillante e all’avanguardia: creare uno strumento che, complice la tecnologia digitale, confermasse al consumatore finale l’autenticità di un prodotto.

Da quest’idea è nata Certilogo, una piattaforma mondiale per la product authentication e la consumer protection; oggi l’azienda milanese lavora con 60 marchi internazionali, da Colmar a Stone Island, da Versace a Moschino, con circa 100 milioni di prodotti autenticati in tutto il mondo. Attraverso questa app è possibile verificare l’autenticità di un prodotto, inquadrando il Qr Code sull’etichetta del capo con lo smartphone o inserendo il codice nel sito della Certilogo Spa. Negli ultimi quattro anni le autenticazioni sono aumentate del 140%. Questo sistema ha permesso di attestare che la lotta ai falsi è in pieno svolgimento. Secondo un’analisi condotta dalla piattaforma  nel mondo della moda e del lusso negli ultimi dodici mesi è risultato contraffatto un prodotto su dieci. Il canale più sensibile, sotto questo aspetto è la Rete; il 75% dei falsi è stato acquistato online da un cliente che pensava di aver comprato invece l’originale.

A richiedere il maggior numero di autenticazioni è stato il Regno Unito, dove i falsi sono risultati superiori alla media. Al secondo e terzo posto invece ci sono Usa e Cina, dove le percentuali di prodotti contraffatti tra quelli controllati si sono rivelate molto basse. Al quarto posto c’é l’Italia dove le richieste sono state oltre 25.000 e la percentuale di falsi è pari all’11,6%. Si tratta di un tasso simile di contraffazione a quello registrato da Certilogo in Cina; dalla Repubblica Popolare sono arrivate circa 23.000 richieste di autenticazione, delle quali il 10,6% non è andato a buon fine.

La battaglia contro la contraffazione sta diventando sempre più efficace perché lo sforzo è congiunto, ossia le aziende per combatterla devono stabilire alleanze con il consumatore finale, che deve poter provare l’autenticità del prodotto, ma anche con i retailer che invece devono garantire la sicurezza del canale di vendita. In parallelo le aziende iniziano a capire l’importanza della proprietà industriale che attribuisce agli inventori/creatori un vero e proprio monopolio nello sfruttamento delle loro creazioni e pone nelle loro mani alcuni strumenti legali necessari per tutelarsi da eventuali abusi da parte di terzi. Certilogo si sta muovendo sempre di più all’interno di uno scenario internazionale, puntando a rafforzare la sua presenza all’estero , vedi Nord America; le aziende straniere sono molto attive nella lotta ai falsi. Anche a livello settoriale si stanno espandendo coinvolgendo oltre ai marchi della moda e del lusso anche il food ed il design.