Siamo nell’anno 1861 quando una donna genovese fu la prima in Italia ad ottenere un brevetto; parliamo di Rosa Predavalle che inventò “l’Armonitone”, un pianoforte con sordino, pensato per suonare in maniera più controllata. Parliamo di creatività al femminile in periodi nei quali le donne avevano poco spazio. Infatti fino agli anni Venti la crescita delle donne con brevetti fu simile a quella degli uomini, invece con il fascismo la situazione si arrestò perché le donne furono riportate alla sfera domestica. Da un punto di vista geografico le province più attive nell’ambito femminile furono Milano, Torino e Genova. Ci fu’ un’area con un’elevata concentrazione di brevetti femminili nelle zone di Bergamo, Firenze, Pisa, Udine e Salerno; brevetti che spesso erano legati alla lavorazione di tessuti e di seta. Furono donne, vere imprenditrici della creatività, capaci di trasformare le idee in soluzioni e progetti vincenti, sfidando le barriere culturali e sociali. Per quanto riguarda invece la tipologia delle invenzioni, i settori furono differenti, dalla meccanica all’industria tessile , dai trasporti agli armamenti. Ci furono donne negli anni Trenta che registrarono brevetti per meccanismi industriali e per dispositivi domestici, strumenti per la cucitura, per la filatura, utensili per le case ed oggetti per la quotidianità. Nonostante le barriere culturali e strutturali, le donne hanno sempre contribuito in modo significativo al progresso tecnologico e scientifico. Ai nostri tempi, in Europa solo il 16% dei brevetti porta il nome di una donna. Investire nelle donne inventrici è un passo fondamentale verso un futuro più equo e innovativo.
